venerdì 14 gennaio 2011

Natale: tra passato e futuro

Il Natale è la festa dell’attesa, della nascita, della luce, della famiglia dei ricordi, della nostalgia, della speranza, perché nasce un Bambino. Nasce Gesù bambino.«Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.»dice il vangelo. L’attesa, come in ogni festa,è la parte più bella,coinvolge tutta la famiglia ed è ricca di buoni propositi e di speranza.

Momenti particolari si vivono preparando i vari addobbi, dove ognuno ha un ruolo che sembra assegnato da anni soprattutto  mentre si fa il presepe con la sacra famiglia, l’angioletto, i pastori, il muschio, la terra,le belle casette di cartone e i vari personaggi tutti hanno, un nome e varie storie che si rivivono più o meno ogni volta, i re magi che partono da lontano e giorno dopo giorno arrivano davanti alla capanna per il giorno dell’Epifania con la stella cometa. Quest’anno c’era nel presepe anche una bella candela sempre accesa e i fiori. Poi ci sono tutti gli altri addobbi che si vanno perfezionando  nei giorni per essere al massimo dello splendore per  il 25 dicembre, in particolare le luci. Un’atra cosa che mi piace veramente tanto sono le musiche, i canti classici e i cori bellissimi. Il Natale è la festa appena passata ancora si sta vivendo di quell’atmosfera ,ma nella mente e in alcuni discorsi già c’è il futuro 25 dicembre, iniziando cosi il conto alla rovescia dei mesi che mancano.

Quest’anno mia figlia mi ha detto che una sua amica per il pranzo di Natale aveva fatto il brodo di cappone,questa  cosa mi ha scatenato una serie di ricordi,  ora ne descrivo qualcuno. Anche mia nonna preparava il cappone; per tempo, sceglieva i polli più giovani e più belli due o tre, perche c’era sempre qualche persona di fiducia e amico a cui regalarne uno) si sedeva con il pollo che teneva legato, strappava un po’ di penne al punto che lei sapeva poi disinfettava con la tintura di iodio e con le forbici faceva un piccolo taglio, con le dita staccava i granelli cosi diceva lei, e con l’ago e il filo di rocchetto nero ricuciva. Io che le stavo sempre vicino (facevo da infermiera) chiudevo gli occhi e li riaprivo quando liberava il pollo che poverino barcollava un po’ ma dopo qualche giorno era come prima. Quando le chiedevo perché faceva quella cosa mi rispondeva:«cosi non corrono dietro le galline e mettono più carne e per Natale facciamo il brodo con i quadrucci.» Oggi penso si farà chimicamente.

Ricordando poi i pranzi di Natale viene spontaneo pensare alle belle letterine che la maestra ci comperava, con quelle belle immagini alcune avevano anche i brillantini ed alcune erano tridimensionali (ora possono sembrare sciocchezze ma allora era un sogno) e che il giorno prima delle vacanze ci faceva scrivere dettando le belle frasi di promesse di essere più buoni e tutte iniziavano con caro Gesù bambino. Quanta attenzione, quasi un’ansia per non sbagliare e scrivere in bella grafia (ma qualche pasticcio quasi sempre succedeva).
I nonni materni non vivevano con noi ma per il pranzo di Natale venivano sempre a casa nostra. La letterina, con la complicità della nonna che viveva invece con noi, ma penso di tutti, si nascondeva per bene, o sotto il piatto o tra le pieghe della salvietta e…. guarda caso veniva scoperta a fine pranzo quando si tagliava il panettone che era una rarità (a noi ce lo mandava la zia che si era trasferita a Como, sul cartone che lo conteneva c’era ritrattato il duomo di Milano).

Da noi invece c’erano le ciambelle al latte, al vino e quelle "scottolate". Poi si leggeva con espressione  la letterina ad alta voce, si recitava la poesia e si riceveva l’offerta  perché i giocattoli li portava la befana. Tutta la cucina era riscaldata  dal camino sempre acceso e con i ciocchi più grandi perché si doveva riscaldare il Bambinello dicevano i grandi.

Quest’anno a rendere ancora più bello il Natale c’è stata Francesca la neonata figlia della coppia di signori rumeni che ormai da anni sono qui da noi alla quale dovrò fare da madrina. Quando sono andata  a casa loro per la prima volta a fare visita ,come si usa, ho notato alcune differenze nei modi di fare, nelle usanze ecc come è per tutti i popoli.

Una cosa in particolare mi ha colpito in un angolo della culla dove dormiva la bambina c’era poggiata la Bibbia, io pensavo che fosse li per caso invece quando ho chiesto mi hanno detto che è una loro usanza cosi prima che viene battezzata Dio parla con lei.

Franca Rita